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"Dopo un anno intenso e con tanta strada dietro le spalle sono molto contento di lavorare in un palcoscenico storico così importante."

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M: Quasi un anno fa a gennaio del 2017, hai realizzato il tuo debutto a Mosca nel Teatro Stanislasvky. Ora l’anno nuovo, il 2018, inizia per te con un debutto al teatro Bolshoi di Mosca. Bel modo d’iniziare l’anno! Ben tornato a Mosca!!

Dunque, raccontami com’è trascorso per te il 2017?

Francisco: È passato quasi un anno dalla mia prima volta a Mosca. In quell'occasione cantai il ruolo di Lindoro nell'italiana in Algeri di Gioacchino Rossini al teatro Stanislavsky. Devo dire che è stata una bellissima esperienza, in quei giorni mi dicevo sempre che mi sarebbe molto piaciuto tornare in questa bellissima città, quindi sono felicissimo! Questa volta però si cambia sia teatro che opera: a gennaio sarò Ernesto nel Don Pasquale di Donizetti al teatro Bolshoi. Dopo un anno intenso e con tanta strada dietro le spalle sono molto contento di lavorare in un palcoscenico storico così importante. In poche parole sarà una esperienza meravigliosa.

Il 2017 è stato un anno pieno di soddisfazioni dal punto di vista artistico e umano, un anno colmo di viaggi, di colori, pieno di gente nuova e inoltre, nonostante tutti gli impegni, ho avuto anche la possibilità di stare insieme alla mia famiglia.

Con mia moglie Stefania abbiamo portato nostra figlia in tantissimi posti, siamo stati insieme a Dubai quando ho cantato il Così fan tutte di Mozart e poi, subito dopo, un mese negli Stati Uniti per la Traviata (spettacolo di mia moglie) andata in scena al Winspear Theater di Dallas. Quindi iniziare il 2018 al Bolshoi è una gioia quasi indescrivibile.

M: Hai lavorato in diversi paesi e in diversi teatri del mondo. Esiste una differenza per quanto riguarda l’organizzazione, e il processo di lavoro fra il Teatro Stanislavskiy e i teatri del mondo?

F: Ogni paese ha le sue particolarità positive e negative, i famosi pro e contro. Ci sono alcuni paesi dove i teatri funzionano alla grande . Un’ esempio è il teatro di Frankfurt in Germania oppure il teatro di Toronto in Canada, questi due sono teatri organizzatissimi e di alta qualità dal punto di vista professionale.

Ho trovato, per quanto mi riguarda, il teatro Stanislavskiy davvero impeccabile, perché in pochi giorni abbiamo cercato di mettere in scena un’ opera complicatissima e ci siamo riusciti riscuotendo grande successo. In quell’occasione sostituivo un grandissimo collega e amico, perciò il teatro dovette improvvisare giorni di prova per me che non avevo mai cantato in quella produzione .
Alcuni teatri mettono a disposizione all’incirca 6 settimane di prova per una nuova produzione operistica, io personalmente non ho nulla in contrario ma il problema spesso è come sono distribuite queste settimane. Faccio un esempio, in alcune occasioni di 6 settimane 4 sono riservate alla parte scenica (naturalmente importantissima), 1 settimana alle prove finali di assieme, antepiano, e antigenerale per amalgamare il tutto e finire il lavoro e l’ultima settimana dedicata alle prove di sala (musicale con il maestro direttore d’orchestra) quindi è molto sproporzionata la distribuzione dei 42 giorni di prova, io credo che 4 settimane di prove dedicate esclusivamente al lavoro scenico e 2 (o almeno 10 giorni ) di musicale in sala siano l’equilibrio giusto. Quello cambia da teatro a teatro.
Mi sono trovato a lavorare in contesti molto professionali anche a Napoli, Bari, Treviso, Venezia, Mannheim, Dresden, Toronto e Zurigo. Per concludere la mia esperienza al teatro Stanislavskiy è stata molto positiva per la presenza di validissimi colleghi e la serietà dell’ambiente di lavoro.

M: L’anno scorso sei stato a Mosca per la prima volta. Come l’hai trovata? Hai avuto tempo per vedere qualcosa in città ? Cosa ti è piaciuto o forse dispiaciuto?

F: Ho trovato Mosca meravigliosa, e nonostante le temperature bassissime (-25C ), non mi sono privato di vedere la città: ho trovato mozzafiato la Piazza Rossa con la cattedrale di San Basilio! Questa volta da cantante è quasi obbligatorio visitare la casa di Shalyapin.

Una delle cose che mi ha colpito è anche il servizio di altissima qualità che ho trovato in tutte le strutture pubbliche come ristoranti, alberghi, supermercati. Mi sono sentito in una città dove è importante il visitatore e si fa di tutto per farlo sentire a casa, non mi sono mai sentito un turista assalito da gente che ti vuole trascinare nei bar o che ti vuole vendere per forza delle cose! Mi sono sentito a casa.

Una cosa che mi colpì molto fu una signora, (una sarta storica del Teatro Stanislavskiy) che si occupava di controllare che nel camerino fosse tutto in ordine, che tutti i vestiti fossero pronti, penso avesse intorno a gli 80 anni e di artisti in vita sua ne ha visti tantissimi. Ricordo che non parlava inglese, ma mi ha offerto ogni volta il tè con dei dolci buonissimi, i cioccolatini e la frutta e mi ha chiesto di scattare una foto con lei. Una donna di grande bellezza e gentilezza come se ne vedono in pochi posti.

M: Quale è stata l'esperienza più interessante di questo 2017 che ormai e quasi alla fine ?

F: L’esperienza più interessante di questo anno è stata il mio primo debutto Belliniano, ho interpretato Arturo nell’opera di Bellini I Puritani. Da giovane studente ho sempre visto questo ruolo come un punto di arrivo e soprattutto come un sogno lontano. Ma quest’anno, incoraggiato da un grande collega e amico Edgardo Rocha, ho avuto il piacere e la responsabilità finalmente di debuttare questo ruolo al teatro di Stoccarda in Germania e oggi posso dire che sono felicissimo di aver fatto un debutto così importante

M: Hai un maestro che ti giuda nel canto?

F: Io credo che i cantanti debbano il 50% del successo ai loro maestri, questo perché come in tutte le discipline di questo tipo è il maestro che accompagna sempre il cantante. Nel mio caso ho un bravissimo insegnante, si chiama Jorge Ansorena: è un tenore, e si dedica quasi esclusivamente all’insegnamento, seguendo i propri allievi in maniera esclusiva financo alle recite (qualora le condizioni lo permettano).
Ho avuto tanti maestri, ma tre di loro sono stati decisivi nella mia vita, non voglio usare la parola importante perché tutti sono stati importanti. Il primo è colui che mi ha scoperto come tenore, Guillermo Romero Ismael, un uomo dotato di un talento meraviglioso per riconoscere una voce e soprattutto per farti innamorare dell’opera lirica (forse il lavoro più difficile). Lui riuscì questa difficile impresa in poche settimane e fu talmente convincente, che oggi sento ancora questo amore molto forte per il mio lavoro: io avevo 14/15 anni, un adolescente che non aveva ben chiaro quello che voleva fare nella vita, ma lui con pazienza e determinazione ha saputo coltivare questa passione che dopo è diventato il mio lavoro .
Poi ho incontrato William Matteuzzi con cui ho scoperto la mia identità vocale: mi piace molto paragonare il nostro lavoro al mondo del calcio, anche se non sembra molto simile, l’identità vocale si può paragonare al ruolo che i giocatori hanno nella squadra, un’attaccante non può fare quello che fa un difensore oppure un laterale sinistro ha un ruolo ben diverso dal portiere, bene questa analogia funziona anche al momento di trovare la propria vocalità. William Matteuzzi l’ha trovata e capita sin dalla prima lezione e dopo 15 anni continuo a seguire sempre quella direzione.Oggi purtroppo, tanti cantanti sono un po’ disorientati quando si parla di identità vocale, c’è tanta confusione nella scelta del repertorio, e questo comporta una mancanza di offerte di lavoro da parte dei teatri. Fortunatamente nel lontano 2004 ho scoperto chi ero vocalmente, che brani portare alle audizioni e quali non portare, e questo naturalmente è stato fondamentale per entrare nel mondo del lavoro.
Infine vorrei citare il mio attuale maestro, Jorge Ansorena.
L’incontro con lui è stato meraviglioso, quasi miracoloso.

Noi cantanti durante la carriera abbiamo tante crisi, soprattutto vocali, fa parte del processo artistico, dell’evoluzione della voce, l’insegnamento è dunque soprattutto una questione umana: non vi nascondo che Jorge Ansorena mi prese in un momento di grande crisi vocale, cantare, seppur con buoni risultati, mi costava di piu, ed era diventato per me un peso. Eppure con la sua grande pazienza, Jorge mi aiutò a ritrovare la strada , il respiro, la posizione, il legato, la bellezza del suono, la morbidezza e così via e ora sono quasi due anni che studio con lui e devo dire e sottolineare che ho guadagnato sicurezza, più flessibilità, più morbidezza, e anche più lavoro. In conclusione si, ho una guida ma non è una cosa di adesso l’ho ho sempre avuta praticamente da quando ho iniziato a cantare.

M: Come sarà per te la stagione 2018?

F: Il 2017 come ho già accennato è stato veramente intenso, spero tanto di dire la stessa cosa anche per il 2018.
Di sicuro è pieno di nuove esperienze. Una cosa che potrei già raccontarvi è che da febbraio subito dopo la esperienza del Bolshoi ho 20 recite di Barbiere di Siviglia al teatro la Fenice di Venezia. Per un tenore cantare 20 recite di Barbiere di Siviglia una sfida molto interessante. Poi mi piacerebbe molto parlare dei ruoli che di solito non sono abituato a cantare, e il 2018 me ne ha riservato 2. Il primo è un debutto di opera francese, La Juive di Halevy, un’opera che qualche hanno fa non ero in grado di cantare ma oggi finalmente posso dire che a 32 anni la voce sia abbastanza matura per provare questo ruolo, parlo del ruolo di Leopold.
A questo debutto si aggiunge forse il più importante debutto, per il momento posso solo rivelare che si tratta di un’opera di Donizetti mai eseguita in tempi moderni, mi piacerebbe annunciare tutto ma preferirei farlo quando sarà tutto pubblicato.

 

Allora ti auguro di cuore un bel successo per la tua esperienza al teatro Bolshoi! Nel 2015 ti abbiamo ascoltato per la prima volta a Montecarlo di Lucca nel Don Pasquale. Chi l’avrebbe mai detto che dopo tre anni ci fossimo rivisti sempre per un Don Pasquale ma questa volta a Bolshoi di Mosca! Potrebbe essere una bella tradizione ritornare a Mosca ogni anno e un giorno magari fare uno spettacolo sotto la regia di Stefania Panighini. Questo è il mio augurio personale per il futuro per te e per la tua stupenda famiglia di artisti!

Sito ufficiale: www.franciscorubenbrito.com
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Marina Nikolaeva/Torino-Mosca, dicembre 2017
foto di Francisco Brito e di Marina Nikolaeva

 
 
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